Ho bluffato molte volte. Non ci credi? Te lo assicuro: per ottenere lavori che mi interessavano e clienti con cui volevo fortemente lavorare, non conto le volte in cui ho alterato un pochino la realtà.
Si chiama intraprendenza ed è una qualità che non può mai, assolutamente mai mancare a chiunque voglia lavorare come copywriter freelance. Ma direi anche come freelance in generale.
Siediti comodo: ti spiego perché è importante imparare a essere intraprendente e cosa ancora ti manca per esserlo anche tu. Non sentirti offeso. Non prendertela. Ci siamo passati tutti…
Lavorare con la scrittura: da che parte… si parte?
C’era una volta una ragazzina che non si era ancora laureata e passava le giornate navigando tra annunci di lavoro su internet, alla ricerca disperata di un modo per iniziare a lavorare con la scrittura.
Non riuscivo a togliermi dalla testa quel desiderio. Era cominciato tutto un po’ per caso: ero già avviata verso tutt’altra direzione, ma un giorno, non senza lacrime e fatica, mi ero ritrovata a dichiarare ai miei che nella vita volevo scrivere.
Così, senza un piano, senza un obiettivo di carriera. Non sapevo che sarei finita a lavorare come copywriter. Volevo scrivere e basta.
E siccome quando mi metto in testa qualcosa difficilmente mollo la presa, mentre finivo di preparare la tesi avevo iniziato a controllare quotidianamente le bacheche dei portali di lavoro.
Alla ricerca dell’occasione. Che nel giro di poco tempo arrivò: “Cercasi aspirante giornalista da inserire in redazione di mensile tempo libero. Richiesta disponibilità a trasferte. Formazione garantita”.
Febbraio 2006, primo giorno in redazione. Maggio 2006, laurea. La appendo al muro (in senso figurato: non l’ho mai appesa…) e continuo a scrivere.
Farsi scegliere senza carte vincenti
Non avevo carte vincenti da giocarmi a quel primo colloquio. E non le avrei avute nemmeno nei colloqui successivi, quando passai a lavorare per altre redazioni e, poi, a lavorare prima come giornalista e poi come copywriter freelance. Eppure… mi sceglievano.
Perché? Sono piuttosto sicura del fatto che vedevano qualcosa in me. La voglia di fare, la passione per quello che facevo, l’intraprendenza. Potevano metterci una mano sul fuoco sul fatto che avrei fatto del mio meglio.
Ancora oggi è così: ogni volta che porto un cliente in call, il lavoro me lo porto a casa. A volte anche senza la call – qualche scambio di mail e via che si parte.
È un bel vantaggio competitivo, lo ammetto: so che l’unica cosa che devo fare è ottenere quella call, dopodiché è tutto in discesa.
Smetti di pensare. Davvero
Non è sempre andata così. Ci sono stati periodi in cui mi sembrava di aver perso questo “tocco magico”. Periodi (come nei primi mesi da freelance) in cui pensavo troppo, ero insicura, e la poca confidenza interiore si rifletteva all’esterno.
È quando inizi a pensare che il gioco si inceppa. Oggi l’ho capito e quando mi capita, so come risolvere. Ed è quantomai vero per chi è alle prime armi nel copywriting:
Quello che ti blocca non è la mancanza di competenze, è il fatto che ci pensi troppo.
Quello che ti blocca non è la cosa che non sai, è la mancanza del coraggio di far finta di saperla.
Riflettiamo su queste due cose
Sindrome dell’impostore. Auto-boicottamento. Quando ho mosso i primi passi nella scrittura, nel 2006, non sapevo cosa volessero dire. Non erano nel mio radar. Ero ambiziosa e intraprendente, ai limiti della sfacciataggine.
Ecco perché è andato tutto bene. E nel giro di pochi mesi guadagnavo più di 2500 € al mese – che per una figura junior non era affatto male.
La metà dei copywriter che seguo oggi sono completamente focalizzati su ciò che gli manca. Al punto da non riuscire a rendersi conto di ciò che hanno.
Faccio sempre fare questo lavoro durante i corsi e i percorsi di formazione per copywriter:
- Individuazione di tutte le competenze e conoscenze acquisite durante la vita (tramite l’educazione, attraverso hobby e passioni ecc.)
- Individuazione dei propri punti di forza personali, le cosiddette soft skills
- Riflessione sulla propria attitudine verso il copywriting: cosa ti riesce meglio? In cosa sei più bravo? Come puoi fare la differenza?
Questa fase di analisi (qui schematizzata, in realtà molto approfondita) è fondamentale per capire “chi” sei come professionista e, soprattutto, “per chi” sei. A chi puoi togliere le castagne dal fuoco.
È quello che molti definiscono, banalizzando, “individuazione di una nicchia”. Ma in realtà è molto, molto di più.
Ce l’ho, ce l’ho… mi manca!
Eppure molti aspiranti copywriter rimangono fissi sulle mancanze. Su quell’ingrediente magico che una volta aggiunto al mix… potrebbe cambiare tutto.
Ecco cosa rispondo quando mi fanno notare le loro molteplici mancanze:
- “Non ho testimonial o recensioni” → puoi trovarli, ti spiego come si fa
- “Non ho un portfolio” → ti spiego come si costruisce anche a partire da zero
- “Non ho esperienza, non mi sceglieranno” → non serve esperienza, serve dimostrare di essere pronti a fare e di avere le competenze per farlo
…e via dicendo.
“Certo che possiamo farlo!”… o quasi
Hai letto L’arte della vittoria di Philip Knight? È davvero un bel libro. Narra la storia della nascita della Nike dal punto di vista del suo fondatore. Ma è anche una storia di crescita personale e imprenditoriale.
Ecco, a un certo punto un giovanissimo Knight si trova al cospetto di Mr. Onitsuka della Onitsuka Tiger (un colloquio che si è procurato bluffando) e alla domanda “La sua azienda Mr. Knight può vendere per noi migliaia di paia di scarpe da corsa negli Stati Uniti?” risponde senza incertezze “Certamente!”.
Anche se vive ancora in casa dei suoi e un’azienda non ce l’ha. Figuriamoci una rete di rappresentanti e venditori.
Ma il succo è che alza la posta in gioco e vince. Dopo mille peripezie, ma vince (se non hai letto il libro, te lo consiglio caldamente).
Questa è la stessa filosofia che ho imparato ad applicare per lavorare come copywriter freelance.
“Certo, si può fare”… anche se avevo solo una vaga idea di come farlo.
“Sì, nessun problema”… anche se i problemi c’erano eccome, ma avevo già idea di come risolverli.
Lo schema è sempre lo stesso:
Alzi la posta in gioco → Colmi il gap → Raggiungi il risultato → Sei pronto per sfide più grandi
Devi buttarti. E poi colmare il gap. Perché? Perché funziona così, soprattutto all’inizio. Oggi per me è più facile, ma non credere che le sfide siano finite. Semplicemente so meglio come risolverle, come colmare il gap.
Ma lo schema non cambia mai. Probabilmente non ti sentirai all’altezza dei primi lavori per cui ti proporrai, ma proprio per questo motivo non devi rinunciare a proporti.
Ti capiterà anche di dover bluffare per venderti meglio, ma fa parte anche questo del gioco: stai vendendo ciò che ancora non hai/non sai perché sei disposto a rimboccarti le maniche, colmare il gap e raggiungere il risultato.
O fai così o non cresci. E in questo mondo digitale piuttosto competitivo, o fai così o i clienti ti scappano via da sotto il naso.
La mentalità dell’imprenditore
Un ultimo consiglio: impara ad avere una mentalità imprenditoriale, perché devi imparare a essere imprenditore di te stesso, per te stesso.
Non ti serve la mentalità del dipendente: non dipendi dagli altri, la tua fortuna lavorativa non dipende dal fatto che i potenziali clienti ti dicano sì o no.
Devi cambiare ottica: tu apporti valore. Risolvi problemi. Ed è per questo che gli altri hanno bisogno di te.
Te lo assicuro, sarai tu a dire sì o no entro breve tempo. A scegliere se prestare il tuo lavoro di valore a chi ne fa richiesta. Ma tutto parte da un cambio di prospettiva.
- Impara a essere intraprendente
- Smetti di avere paura di non trovare clienti e lavori (ce n’è in abbondanza)
- Inizia ad agire come una persona coraggiosa e a essere imprenditore per te stesso.
I risultati non tarderanno ad arrivare.
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